24 ottobre 2020


 La Repubblica intervista UNIV-Federsicurezza 

La sicurezza privata è a serio rischio senza gli interventi delle istituzioni”.
Così titolava il quotidiano La Repubblica del 24 Ottobre scorso in un servizio dedicato al settore della vigilanza privata, al suo ruolo di contrasto alla diffusione dei contagi e alle istanze della categoria verso il decisore politico e l'autorità tutoria. Il tutto con un focus sul pensiero di UNIV, Unione Nazionale Imprese di Vigilanza Privata aderente a Federsicurezza-Confcommercio.

 

LA SICUREZZA PRIVATA È A SERIO RISCHIO
SENZA GLI INTERVENTI DELLE ISTITUZIONI


Coronavirus: per il settore sicurezza e vigilanza privata è stato un moltiplicatore di criticità, ma anche un'occasione per mostrare la qualità del lavoro che viene svolto, sfatando la narrazione distorta di pressapochismo e ignoranza diffusa che affligge il comparto. Un secondo lockdown darebbe però il colpo di grazia alle committenze più colpite dalla crisi, alimentando il rischio di insolvenze.

In prima linea

Da un lato il COVID-19 ha posto la vigilanza privata al centro dell'attenzione mediatica: le guardie giurate sono state e sono in prima linea in banche e supermercati, riempiono i bancomat e approvvigionano le poste del denaro per pagare le pensioni.
Purtroppo - dichiara Anna Maria Domenici, Segretario Generale di UNIV, Unione Nazionale Imprese di Vigilanza aderente a Federsicurezza-Confcommercio, che rappresenta il 51% delle imprese del comparto - ad un'essenzialità (di fatto e per decreto) assai visibile, non è corrisposta adeguata attenzione da parte delle Istituzioni. L'Amministrazione dell'Interno e il decisore politico continuano a considerare la sicurezza privata, cui pure si appoggiano per produrre sicurezza nel paese, come figlia di una divisa minore, con briglie normative e regolamentari che aumentano i costi e impediscono di esplorare mercati che all’estero sono pane quotidiano”.
E questo nonostante i lavoratori della vigilanza privata durante il lockdown abbiano mostrato grande senso di responsabilità e dedizione al lavoro: non a caso il Cavalierato della Repubblica è stato per la prima volta assegnato dal Presidente Mattarella ad una guardia giurata.


Mercato fermo

Ciononostante, il settore ha registrato un notevole calo di fatturato ed è dovuto ricorrere alla cassa integrazione. La pandemia ha in verità fatto emergere nuovi servizi, quali la gestione del social distancing e la rilevazione della temperatura corporea, il cui volume non ha però compensato il crollo della circolazione del contante (-75% tra marzo e aprile e ancora oggi in segno meno nei settori bancario e della grande distribuzione organizzata), con ripercussioni drammatiche sul trasporto di valori, che è gestito integralmente dalle imprese della sicurezza privata.
In questo scenario – prosegue Anna Maria Domenici - è davvero complesso parlare di rinnovi contrattuali, nonostante il CCNL di settore sia scaduto da 5 anni, perché nessun aumento potrà essere, nemmeno parzialmente o nel tempo, compensato da ritocchi alle tariffe. Importanti settori della nostra committenza sono stati letteralmente spazzati via. Pensiamo al turismo: per il Sud e le città d'arte il COVID è stato ed è un flagello. Ma pensiamo anche ai trasporti: chi è specializzato in vigilanza negli aeroporti, nei porti, nelle metropolitane e negli autobus ha fatturato zero per mesi. Per non parlare della guerra al contante che ha messo in ginocchio il segmento del trasporto e della contazione dei valori. E il vero interrogativo è sulla fine dell'anno”.

In un mondo che è cambiato in 24 ore, solo il 31 Dicembre, infatti, al termine degli ammortizzatori sociali e del blocco dei licenziamenti, il COVID mostrerà il suo vero e lugubre volto.

Il tutto nell'assoluta indifferenza non solo della politica, ma della stessa autorità tutoria, che si è espressa soltanto per tutelare i propri uffici rispetto ai ritardi nell'evasione delle pratiche.

 

IVA AL MASSIMO
Servono nuovi mercati

Perché un settore socialmente indispensabile deve essere tassato con un'aliquota IVA ai massimi livelli? E perché ci sono briglie normative e regolamentari che generano un continuo aumento dei costi (non bilanciati dal recepimento del maggior valore del servizio) e che impediscono agli operatori italiani di esplorare mercati che all’estero sono ammessi? UNIV chiede che lo Stato applichi l’IVA agevolata ai servizi di vigilanza privata, che attivi percorsi formativi per le guardie giurate in sinergia con quelli delle forze dell'ordine e che ampli gli spazi di mercato con l’apertura alla difesa della persona fisica e alla protezione dei compound militari.

 

CCNL
Scenario complesso per il rinnovo

Il mercato della sicurezza privata ha tenuto durante il primo lockdown perché la domanda ha, sostanzialmente, tenuto. In uno scenario però in costante dinamismo, e con numeri del contagio che schizzano di giorno in giorno soprattutto in alcune Regioni, il timore è che venga meno lo stesso mercato. In questo scenario di totale incertezza risulta complicato ipotizzare una qualunque forma di rinnovo del contratto collettivo nazionale.

 

VIMINALE
In attesa di risposte

In questo scenario, l'immobilismo dell'autorità di riferimento stride più del solito, benché sia in perfetta linea con la scelta di chiudere unilateralmente le relazioni con gli stakeholders. Il Ministero dell'Interno, infatti, durante il lockdown ha sospeso le pratiche di rinnovo e rilascio delle licenze, impedendo a diversi lavoratori di prendere servizio. Inoltre l'autorità è rimasta a guardare mentre bandi di gara blasonati aprivano a figure non qualificate, o addirittura al volontariato, per servizi che sarebbero esclusivi della vigilanza privata. Ancora più grave l'assordante silenzio in materia di antipirateria marittima: la mancata proroga del D.L. 107/2011 ha infatti a lungo impedito a molti operatori di erogare i servizi, aprendo le porte allo scippo definitivo dei contratti in un settore nel quale la concorrenza estera è molto aggressiva.
 

LA PAROLA ALL'ESPERTO
L'incertezza moltiplica le difficoltà del settore


L'attuale incertezza è un moltiplicatore per 'n' delle difficoltà economiche che il settore evidenziava già dal 2015, anno in cui è scaduto il contratto collettivo nazionale. Temo peraltro – ed è timore condiviso dai nostri associati, ma anche da gran parte degli operatori extra settore - che l'onda lunga della crisi si debba ancora vedere, al netto peraltro di ogni ulteriore lockdown. La coda economica porterà enormi difficoltà di cassa. Pensiamo ai piccoli istituti che operano servizi di zona: come potranno essere pagati da committenti, a loro volta piccoli esercenti e che non hanno fatturato per mesi? Ma lo stesso discorso vale per le imprese che hanno a che fare con le grandi committenze: il recupero crediti è ormai un'attività ordinaria”- dichiara Anna Maria Domenici, Segretario Generale di UNIV.