18 aprile 2020


 Sicurezza privata ai tempi della pandemia: serve più integrazione 

Con il lockdown calano i furti in casa, ma aumentano i taccheggi nei supermercati e i rischi per le realtà produttive e per gli esercizi rimasti incustoditi che contengano asset e beni di valore.
Di conseguenza per la sicurezza e vigilanza privata cala il mercato residenziale, ma aumentano le richieste da parte di grande distribuzione organizzata e realtà produttive, anche se la vera “novità covid” è l'attività di controllo dei flussi e di rispetto del distanziamento sociale, operabile anche con l'ausilio di dispositivi termometrici. Lo afferma Lorenzo Manca, AD di Sicuritalia (primo polo italiano di sicurezza privata), in un dibattito su War Room di Enrico Cisnetto, assieme a Roberto Maroni e Paolo Poletti.
 

Manca ricorda che crescono pure gli attacchi cyber, complice anche uno smart working sempre più diffuso (al quale però molte realtà non erano preparate sul piano della sicurezza informatica) e il timore di reazioni sociali scomposte apre le porte anche a lavori di intelligence sul web.

Quel concetto di sicurezza integrata (fisica e logica, ma anche privata e pubblica), di cui si parla da anni spesso senza costrutto, sembra quindi timidamente farsi largo grazie anche ad una contingenza che vede i due temi strettamente collegati – commenta Luigi Gabriele, Presidente di Federsicurezza, Federazione del settore della Vigilanza e Sicurezza Privata.

Eppure – prosegue Gabriele - se la sicurezza privata può, anzi dovrebbe, dare il proprio contributo di valore all'interno di un piano globale di produzione di sicurezza nel paese, in Italia l'integrazione di ruoli (o complementarietà o sussidiarietà, che dir si voglia) ancora langue, come langue una cabina di regia ferma e consapevole. L'integrazione tra pubblico e privato all'estero si spinge ben oltre: dalla gestione della sicurezza delle carceri a quella dei compound militari, fino alla difesa della persona fisica. Tutti temi che per noi continuano ad essere tabù, anche durante una pandemia, nella quale – e passatemi una boutade che purtroppo tale non è – per la richiesta della Cassa integrazione in deroga serve la marca da bollo da 16 euro. Con buona pace del lockdown”.

 

Per seguire l'intero dibattito:

 

https://www.youtube.com/watch?v=qaznw1FRDXI