13 gennaio 2020


 Vigilanza privata: anno nuovo, problemi vecchi 

La circolare 16 dicembre 2019 del Dipartimento della Pubblica Sicurezza

Il nuovo anno inizia come si è chiuso il precedente: con una circolare del Ministero dell’interno che crea perplessità e disagi negli operatori della vigilanza privata.

Ad onor del vero la circolare è del 16 dicembre scorso, ma, complici le festività natalizie, ci siamo accorti dell’ennesima “carezza” del Dipartimento della pubblica sicurezza adesso.

La direttiva si propone di affrontare tematiche che, “pur scaturendo da dinamiche squisitamente locali”, avrebbero una valenza di carattere generale. In particolare, si verte in tema di modalità di versamento della cauzione, impiego di istituti di vigilanza in attività di controllo del territorio e procedure per il rinnovo delle licenze.

In proposito, pur nella consapevolezza che non compete a FederSicurezza valutare la portata più o meno generale di una problematica, ci sembra di poter osservare, sulla scorta dei feedback dei nostri associati, che le questioni affrontate non presentino particolari profili di criticità, essendo, nella maggior parte dei casi, pacificamente e correttamente assolte a livello locale.

E comunque, allorché si è ritenuto di dover inviare alla “rete delle Autorità provinciali di pubblica sicurezza” ulteriori indicazioni, sarebbe stato quanto mai opportuno un confronto con le parti sociali e con le altre realtà economiche interessate per valutare i possibili effetti di un diverso approccio alle problematiche.

E’ il caso, ad esempio, della cauzione prevista dall’art. 137 del TULPS, per la quale si richiama la necessità che la stessa venga versata in contanti presso la Cassa depositi e prestiti, senza considerare che oggi l’ammontare delle cauzioni varia da centomila a qualche milione di euro, ovvero tramite fideiussione, ma a condizione che la polizza abbia una durata almeno pari a 39 mesi, con buona pace del fatto che le compagnie assicurative non stipulano polizze di durata superiore all’anno!

Tra l’altro, non si capisce la necessità di questo ulteriore intervento dell’Amministrazione, considerato che già la circolare del 30 marzo 2012, a firma dell’allora Capo della Polizia Manganelli, aveva chiarito che “…nel caso di cauzione prestata tramite fideiussione bancaria o assicurativa, dovrà essere esibita annualmente la quietanza attestante l’avvenuto pagamento della relativa polizza, essendo il mantenimento dell’autorizzazione (…) subordinato al versamento della cauzione”.   

Discorso analogo può essere fatto per la questione della possibilità dell’impiego di istituti di vigilanza in attività di controllo del territorio che il Ministero dell’interno ha già, più volte, in passato escluso, mantenendo ferma però la possibilità di vigilare, anche mediante il servizio di “ronda ispettiva”, le “proprietà” di un Ente locale. Non richiamare questo concetto, come fa la direttiva del 16 dicembre, può aprire la strada ad un’interpretazione “talebana” per cui gli istituti di vigilanza non possono in alcun modo interagire con i Comuni.

Insomma, nel profluvio di “atti d’indirizzo” che da qualche tempo il Ministero dell’interno sta emanando - sempre inaudita altera parte - non possiamo non riconoscere una precisa strategia che, incurante della realtà economica e sociale del settore e, in definitiva, del Paese di cui questo settore costituisce un asset strategico, intende riportare la vigilanza privata alle condizioni di circa vent’anni fa!

Allora, se la sicurezza privata non è ritenuta strategica per gli interessi del Paese, se è considerata un’attività commerciale al pari - e forse meno - di altre, se nel “sistema sicurezza” non si trova una dignitosa collocazione per i suoi operatori, che si liberi il settore dai vincoli di una legislazione che impone requisiti e costi come in pochi altri casi, tanto, secondo le recenti esternazioni del Ministero, la vigilanza la può fare un quisque de populo con una pistola ed un telefono cellulare.

Noi, ovviamente, non ci rassegniamo, e nell’assordante silenzio del Ministero dell’interno rispetto alle numerose sollecitazioni che questa Federazione sta rivolgendo ai suoi vertici, porteremo la questione in sede parlamentare nella speranza che la tanto sbandierata sensibilità verso il tema “sicurezza” apra le menti e convinca ad agire per non disperdere quel patrimonio di professionalità, affidabilità e competenze che in questi ultimi dieci anni, con fatica e sacrifici, si è costruito.