Si ai controlli su pc, tablet e cellulari aziendali dei dipendenti: dati utilizzabili a fini disciplinari.
Con l’approvazione degli ultimi decreti attuativi del Jobs Act si scioglie il nodo relativo alla questione controlli a distanza: l’art. 4 dello Statuto dei lavoratori, datato 1970, viene così riscritto per adeguarsi ad oltre 40 anni di evoluzione tecnologica, introducendo una disciplina specifica per pc, tablet e cellulari.
Una “norma chiara e ben definita”, secondo il ministro del lavoro Poletti, che si muove “nel rispetto delle norme sulla privacy”, quella che consente al datore di lavoro di mettere sotto controllo pc, smartphone, tablet e badge dei lavoratori dipendenti senza preventiva necessità di autorizzazione e accordo con i sindacati.
Chiaramente il controllo è limitato ai dispositivi che costituiscono strumento di lavoro per i dipendenti (fuori discussione il controllo di smartphone o tablet di proprietà dei lavoratori), che, in ogni caso, dovranno essere sempre preventivamente informati che lo strumento tecnologico consegnatogli dall’azienda è “sotto controllo”.
La “vecchia” disciplina resta invece in vigore per i tradizionali strumenti di controllo a distanza, cioè le telecamere: l’installazione resta infatti subordinata solo alle effettive necessità dell’attività lavorativa o della prevenzione dal rischio di furti o, in ogni caso, per la tutela dei beni aziendali; sarà inoltre necessario l’accordo con i sindacati oppure l’autorizzazione amministrativa e, comunque, il rispetto delle norme sulla privacy.
Le informazioni assunte con gli strumenti di controllo potranno essere utilizzate a tutti i fini connessi al rapporto di lavoro, compresi quelli disciplinari, sempre a condizione che siano stati rispettati l’obbligo di informazione preventiva al dipendente e le prescrizioni in materia di privacy.
A.G.