Presentati i risultati dell’indagine Format Research: la rimodulazione dell’istituto della carenza di malattia aumenterebbe la competitività per il 32,5% delle imprese, mentre per il 30,5% ridurrebbe il costo del lavoro.
Tutto esaurito per il Convegno FederSicurezza “Un nuovo CCNL e nuove regole per rilanciare la competitività della vigilanza privata”, ospitato in Fiera Milano da Sicurezza, l’appuntamento biennale internazionale dedicato al mondo della security, il 3 novembre scorso, giornata di apertura della manifestazione.
Nella Sala Diana del padiglione 24, gremita di personalità e operatori del settore, e all’apprezzata presenza del Vice Prefetto di Milano Emilio Chiodi – importante segnale di attenzione per il delicato momento che attraversa il settore –, i lavori si sono aperti con la presentazione in anteprima dei risultati della ricerca commissionata da FederSicurezza a Format Research: “L'orizzonte delle imprese della sicurezza, nuove prospettive organizzative e tendenze congiunturali recenti”, un’accurata indagine campionaria centrata sull’analisi dei costi che attualmente gravano sulle imprese della vigilanza privata e sulla proiezione dei potenziali scenari – di risparmio e conseguenti liberazione risorse/investimenti – che potrebbero aprirsi con il recepimento contrattuale di nuove forme di flessibilità nell’organizzazione del lavoro.
La fotografia mostrata da Pierluigi Ascani, Presidente di Format Research, è quella di un settore in cui la voce di costo “personale” incide in misura maggiore sul totale dei costi di produzione degli istituti di vigilanza privata: oltre il 65% presso le imprese di piccola dimensione, addirittura oltre l’85% presso le grandi imprese caratterizzate dall’offerta di un’ampia gamma di servizi alla clientela. Un settore che, tuttavia, non fa registrare, neanche in prospettiva per i prossimi 12 mesi, un aumento del numero complessivo degli occupati.
I fattori di ostacolo che più di altri incidono negativamente sulla crescita delle imprese della vigilanza privata, o che quanto meno hanno inciso negativamente in questo senso nel biennio 2014-2015, risultano essere la congiuntura economica non favorevole (69,4%), il peso della pressione fiscale (63,8%), i costi degli adempimenti amministrativi, ovvero della burocrazia (52,9%) e la difficoltà di accesso al credito (42,5%).
Quanto alla gestione operativa delle commesse, la criticità indicata con maggiore frequenza (35,3%, quasi 4 imprese ogni 10), con conseguente innalzamento dei costi a carico dell’impresa, risulta essere l’assenza per malattia del personale, seguita dalle mutate condizioni ambientali, dai malfunzionamenti delle apparecchiature e dei sistemi, etc. Criticità che, normalmente, viene “tamponata” tenendo in pre-allarme alcuni operatori tra quelli non in servizio: circa 1 impresa su 2 (il 52,5%) tiene in pre-allarme un numero di operatori compreso tra il 6% ed il 25%. L’assenza per malattia, nello specifico, produce di fatto presso il 64% delle imprese un aumento dei costi generali di gestione. Il 26,2% delle imprese intervistate mette in evidenza gli effetti del fenomeno in termini di “disservizi per il cliente” ed il 25% in termini di “minor ricavo”.
Nel quadro così delineato, l’introduzione, anche nel CCNL per Dipendenti da Istituti e Imprese di Vigilanza Privata e Servizi Fiduciari, della modifica riguardante la rimodulazione dell’istituto della carenza di malattia comporterebbe, secondo le imprese del settore, molteplici effetti positivi riscontrabili sia in termini di aumento della competitività che di riduzione dei costi: il 32,5% (circa 1 impresa su 3, prevalentemente nel nord Italia), infatti, ritiene che la propria competitività aumenterebbe se la rimodulazione della carenza di malattia fosse introdotta anche nel CCNL di settore. A ritenere che la modifica del contratto avrebbe come effetto la riduzione del costo del lavoro è invece il 30,5% delle imprese.
Le risorse liberate per effetto della prospettata modifica contrattuale, per la maggior parte delle imprese, consentirebbero un incremento gli investimenti, da destinare principalmente alla diversificazione della gamma di servizi offerti, al presidio dei mercati esistenti, all’innovazione tecnologica e alla formazione e aggiornamento professionale; solo in rari casi i risparmi verrebbero reimpiegati nella realizzazione di strategie finanziarie.
Il 41,8% delle imprese (circa 2 su 5) ritiene inoltre che si possa attingere alle risorse parallele inutilizzate per incrementare azioni di welfare (ad es. borse di studio) da affiancarsi agli incrementi retributivi.
“Una lettura politicamente attenta di componenti importanti della ricerca presentata – dichiara Luigi Gabriele, Presidente di FederSicurezza – conforta, quanto meno in fase di avvio, l’iniziativa di FederSicurezza, e in essa di Univ, tesa a dare vita ad una rimodulazione del CCNL di comparto che, finalmente, fotografi le geneticamente modificate esigenze degli operatori senza penalizzare la componente fondamentale di questo mondo, la risorsa umana, alla quale, paradossalmente a parità di costo per l’impresa, può essere corrisposta una retribuzione quantitativamente e qualitativamente migliore di quella oggi in essere.
In aggiunta, una più rispondente utilizzazione delle risorse derivanti dall’impianto della bilateralità non può non concorrere, sempre ad invarianza di costo per l’impresa, ad elevare l’insieme delle prestazioni, fosse anche di solo welfare, destinate alle risorse umane impiegate.
Pur calcolando il rischio insito e le preoccupazioni connesse ad un approccio “innovativo” quale quello discusso nel corso dei lavori odierni, la diversa attenzione che stiamo avendo il piacere di riscontrare ci induce a proseguire nel percorso intrapreso, riflettendo sul fatto che…vincere da soli è eclatante, perdere da soli è sconfortante, un buon risultato di squadra è l’unica soluzione convincente”.
A.G.